hai usato troppi grassetti, riducili notevolmente
Mi chiamo Cristina Petrotta, mi sono trasferita da Messina a Bologna nel ‘91, sono sposata e ho due figli.
Sono laureata in Servizio Sociale e svolgo la professione di assistente sociale dal ‘90. Ho lavorato in varie città italiane: Milano, Reggio Emilia, Modena, Messina occupandomi di handicap adulto, AIDS, enti locali, auto-mutuo aiuto e di salute mentale da più di 20 anni presso l’AUSL di Bologna.
Sono stata segretaria regionale del sindacato professionale (SUNAS) e più volte consigliere dell’Ordine degli Assistenti Sociali. Ho contribuito alla stesura del documento sul servizio sociale regionale in sanità presso la Regione Emilia-Romagna.
Ho deciso di candidarmi al consiglio regionale perché credo che sia giunto il momento di mettere a disposizione, per la collettività, la mia professionalità e le competenze maturate “sul campo”, impegnandomi a fare quanto sarà necessario per migliorare il sistema dei servizi alla persona e dunque alla collettività.
Il mio motto è: integrazione e non separazione!
Ancora oggi ci troviamo di fronte a settori dove è necessario puntare su una maggiore integrazione fra un settore e un altro, fra un’area e un’altra quale quella dell’infanzia, dell’età adulta, dell’età anziana. Si parla già di aree di transizione ma nella realtà dei servizi è ancora tutto da migliorare e mettere a sistema. Occorre lavorare e investire molto di più sulla prevenzione.
Il disagio dei giovani è sotto l’occhio di tutti, anzi è un dato in aumento. Si registra in Emilia-Romagna un aumento del 23% di nuovi utenti dei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, aumentano i disturbi del comportamento alimentare, gli stati d’ansia, i comportamenti autolesivi, il ritiro scolastico e ritiro sociale.
Occorre avere un approccio olistico nel sistema di cura e di care che tenga conto dunque di tutti gli aspetti della persona: sociali, sanitari, ambientali, psicologici, economici per poter pianificare un nuovo welfare. Occorre agire tenendo conto di una dimensione multidimensionale e multiprofessionale, con più presenza di professionisti del sociale – nello specifico di assistenti sociali – all’interno di equipé e di percorsi multiprofessionali quali sono quelli dei servizi territoriali nelle aziende sanitarie: neuropsichiatria infanzia e adolescenza, centri di salute mentale, servizio dipendenze patologiche, consultori familiari ad oggi privi della figura di assistente sociale, disabilità, servizio sociale ospedaliero, dimissioni protette e così via.
Non può esserci sanità senza sociale dunque!
Anche l’OMS afferma che la salute non può intendersi come assenza di malattia, bensì come stato di benessere fisico, mentale e sociale. L’obiettivo è dunque rappresentato dal raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute!
Integrazione e non separazione anche nella e per la comunità locale, volta a intraprendere azioni di miglioramento per le relazioni e combattere l’isolamento tra le persone – i cittadini – di qualunque fascia di età, condizioni economiche e di residenza. Pensare a soluzioni più accoglienti e di comunità per far fronte, ad esempio, al bisogno abitativo e alla solitudine abitativa che spesso riguarda i nostri anziani. Alla solitudine delle famiglie con difficoltà momentanee o a lungo termine, per problematiche di salute dei propri cari ma, anche, per difficoltà a sostenere il proprio nucleo familiare a causa di motivi economici, educativi, ambientali, culturali. Mi riferisco in particolar modo alle famiglie con figli minori che, a mio avviso, necessitano di un grosso sostegno e integrazione fra le risorse istituzionali e quelle spontanee di comunità.
Il sistema dei servizi, in conclusione, deve avere riconosciuti tutti i livelli essenziali di assistenza e delle prestazioni, quali sono appunto i LEA e i LEP, per garantire un SSN e regionale pubblico, equo, solidale e universalistico con un sistema di servizi integrati.
Grazie!
Bologna, 19.10.24
Assistente Sociale Specialista
Dra Cristina Petrotta